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Song of Horror: la Presenza è sulle vostra tracce

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Song of Horror è un'avventura horror e sopravvivenza a camera fissa divisa in cinque episodi, sviluppata dalla casa spagnola dedicata di Protocol Games e pubblicata da Raiser Games.

L’ambientazione e i temi principali dell’opera prendono ampiamente spunto dalle opere di molti importanti scrittori dello stesso genere, come Poe e Lovecraft, che per altro sono anche i nomi dei diversi livelli di difficoltà che possiamo scegliere per giocare la nostra partita.

L’avventura è divisa in 5 episodi più l’introduzione, all’interno dei quali potremmo utilizzare fino a 4 personaggio diversi per portarlo a termine. Se un personaggio muore all’interno di un capito questo risulta essere perso per sempre e in caso fosse presente anche all’interno di parti successive non potremmo più utilizzarlo senza ripetere il capitolo in cui lo abbiamo perso e completarlo senza morire. Sarà comunque possibile riprendere il capitolo partendo dal punto in cui il personaggio precedente ci ha lasciato le penne senza dover per forza ricominciare da capo.

Il gioco presenta l’ambiente che circonda il giocatore tramite delle inquadrature fisse scelte dagli autori e il giocatore non ha mai il vero controllo sulla telecamera, espediente che a volte gli impedisce di controllare fino in fondo un particolare luogo o di notare con più facilità alcuni particolari o indizi importanti.

La storia incomincia con Daniel, il protagonista, che viene mandato a casa di uno scrittore, Husher, per conto della casa editrice per cui lavora per chiedergli come mai non si fosse fatto più fatto sentire e avrebbe dovuto consegnare alla stessa alcuni scritti per la pubblicazione. Nel capitolo 0 dell’avventura potremo utilizzare soltanto Daniel ma data l’assenza di veri e propri pericoli mortali per il giocatore non risulterà per nulla complesso, in quanto funge da introduzione al gioco vero e proprio.

Una volta raggiunta la casa di Husher, ennesima citazione al genere letterario da cui lo studio ha preso ampio spunto, Daniel si troverà ad affrontare una situazione che esula da ciò che si potrebbe definire convenzionalmente come realtà, sfociando direttamente nell’orrore e nell’incubo. Spinto da una curiosità forse fin troppo eccessiva, alla fine anche lui si ritrova nei guai e al giocatore toccherà l’arduo compito di accorrere in suo aiuto nel capitolo successivo, ove nuovi personaggi andranno alla ricerca dello stesso Daniel.

Da cui iniziano a susseguirsi una serie di eventi paranormali di intensità via via sempre maggiore che metteranno in serio pericolo le vite di tutti coloro che, per un motivo o per un altro, rimarranno coinvolti al suo interno. La Presenza incomincerà a manifestarsi a tutti e proverà a trascinarli con sé nel regno dell’Oscurità ove dimora.

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La colonna sonora è certamente molto impattante e si adatta perfettamente alla storia e all’ambientazione del gioco stesso ma a parte alcune tracce fa davvero fatica a rimanere impressa nella memoria del giocatore. C’è da dire, però, che riesce sicuramente a creare la giusta atmosfera all’interno dei vari capitoli, mettendo una pezza al gameplay stesso per quanto concerne la creazione della sensazione di ansia e paura.

Come appena accennato, il gameplay del gioco è forse la più grande pecca: enigmi confusi, indizi poco chiari, raccolta di oggetti chiave che a volte risulta così meccanicamente intricata da perdere ogni tipo di realismo. Esempio fondamentale quello del vetro rotto all’interno del capitolo 5 che ci richiede di rischiare la vita in maniera ridicola quando il personaggio potrebbe utilizzare la sua stessa giacca o una qualunque delle millemila coperte presenti nell’ambiente intorno a lui per infilare la mano al suo interno senza ferirsi.

Altro punto a sfavore sono alcune meccaniche di morte istantanea dei personaggi che rischiano di compromettere l’avanzamento della storia e rischiano di obbligarvi a ripetere l’intero capitolo da capo per comprenderla a pieno.

La possibilità di ascoltare i rumori presenti in una stanza mai visitata sicuramente aiuta un poco a generare paura e ansia nel giocatore ma una volta compreso il funzionamento di questo espediente di gioco diventa più che altro noioso e ripetitivo. Questo discorso può essere applicato più o meno anche a tutti i vari minigiochi che ci troveremo ad affrontare nel tentativo di sfuggire alla Presenza e all’Oscurità: le prime volte faranno salire la tensione ma in seguito diventeranno noiosi e rischieranno soltanto di farci perdere il personaggio.

I comandi di gioco risultano spesso macchinosi e lenti, un fattore assai controproducente in questo genere di opere ove l’azione si svolge in pochi istanti ma bisogna essere rapidi e precisi per evitare una triste e orrenda fine.

Il finale, però, risulta essere davvero tanto in linea con quelli tipici della letteratura lovecraftiana, cosa che ci è piaciuta parecchio, come per il resto anche la maggior parte della storia che ci viene raccontata nonostante la presenza di qualche incongruenza narrativa dovuta alla presenza di più personaggi che possono fungere da protagonisti nonostante poi alla fine quello vero sia solamente Daniel.

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A livello grafico il gioco risulta quanto meno godibile, soprattutto per quanto riguarda l’ambiente e le creature soprannaturali; i personaggi, invece, sono forse un po’ inespressivi nella maggior parte delle situazioni. Si può pensare che questo sia dovuto alla scarsità di scene in primi piani, data la presenza della telecamera fissa- Questo ha permesso al budget assai limitato di uno studio indipendente di essere investito maggiormente nella creazione della giusta atmosfera, cosa che per altro non possiamo biasimare.

Le meccaniche di gioco sono molto basilari ma spesso fin troppo inaccurate e ripetitive, andando ad appesantire l’esperienza senza delle vere e proprie motivazioni, come già accennato in precedenza.

Alcuni dei personaggi sono ben curati ed inseriti correttamente all’interno della narrazione del gioco; altri, tuttavia, risultano soltanto delle comparse e non andranno ad incidere davvero sulla storia, il che ci porta a non entrare mai davvero in sintonia con loro. Un vero peccato, perché in giochi di questo tipo l’immedesimazione con un personaggio già fatto e finito dovrebbe essere, secondo noi, fondamentale per coinvolgere il giocatore.

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In conclusione, riteniamo che Song of Horror sia un ottimo inizio per lo studio indipendente di Protocol Games ma che con qualche attenzione in più avrebbe potuto avere un impatto maggiore sul mercato e sull’animo dei giocatori che hanno voluto cimentarsi all’interno di questa avventura tutto sommato ben scritta, anche se piena di cliché e che sa di già visto o letto, soprattutto per i grandi appassionati del genere.

VOTO: 6.0

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Consigliamo comunque di dargli una possibilità, in quanto sarà comunque in grado di trasmettervi qualcosa e alla fine della fiera si tratta comunque di un gioco horror ben riuscito.

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